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The French Suites BWV 812 - 817

Bach_The French Suites
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https://www.discantica.it/img/discantica/libretti/libretto311.pdf

 

Dal booklet a cura di Marco Moiraghi: ​

La presente registrazione offre all’ascoltatore la possibilità di ascoltare sull’arpa l’intera serie delle sei Suites francesi BWV 812-817 di Johann Sebastian Bach (1685-1750). Per Cristiana Passerini si tratta di una seconda tappa discografica bachiana, dopo la precedente fortunata incisione di tre altre Suites appartenenti al gruppo delle opere sparse di Bach (BWV 996, 997 e 1006a). La precedente registrazione presentava tre fra le opere destinate originariamente al liuto o anche al cembalo, o meglio, più probabilmente, a quel particolare ibrido strumentale definito Lautenwerk o Lautenclavicymbel, di cui Bach era un estimatore (ne possedeva due copie). Dopo questa prima esplorazione di opere piuttosto rare, la nuova registrazione all’arpa si concentra su un repertorio più conosciuto, famigliare soprattutto a chi si occupa di didattica pianistica e cembalistica. Abbiamo quindi l’occasione, grazie a questa proposta discografica, di riflettere non solo sulla compattezza stilistica delle serie completa delle Suites francesi, ma anche sulle peculiarità timbriche ed espressive dell’adattamento di Bach all’arpa.

 

Qualche cenno, infine, agli aspetti propriamente strumentali della presente incisione discografica, che condensa questi sei meravigliosi pezzi bachiani in un’unica proposta di ascolto. Le otto dita utilizzate dall’arpista anziché le dieci previste nella normale esecuzione tastieristica sono naturalmente una difficoltà peculiare, che richiede all’interprete un costante sforzo nella gestione della diteggiatura. In ogni caso la scrittura bachiana è rispettata completamente, in ogni suo dettaglio: l’adattamento all’arpa non comporta alcuna facilitazione o semplificazione. Ai pedali si richiede assoluto silenzio, per non essere in nessun caso d’intralcio con eventuali rumori meccanici o vibrazioni anti-armoniche. Per ciò che concerne le dinamiche, l’arpista opta qui per un uso moderato della varietà di colori a favore di differenziazioni timbriche che evocano un effetto liutistico o cembalistico: suoni presso la tavola armonica, suoni “angelici” emessi vicino al somiere, inserimento di materiali tra le corde (strisce di stoffa), differenziazione tra le stesse voci usando altezze diverse della cordiera. Le registrazioni che qui vengono presentate, insieme alla precedente incisione bachiana di Cristiana Passerini, rappresentano il significativo sforzo di colmare una lacuna. La generale assenza di Bach nei programmi di studio per arpa costituisce indubbiamente un deficit rilevante. Vero è che sempre più si nota l’allargamento del repertorio arpistico anche alla musica tastieristica (oltre che violinistica) settecentesca, ma per ora ciò avviene in modo più che altro sporadico. La grande valenza didattica di Bach, ricordata più sopra proprio in riferimento alle Suites francesi, è senz’altro riferibile anche all’arpa, uno strumento che può trarre preziosi e profondi vantaggi da una pratica assidua del grande repertorio strumentale bachiano.​​

Johann Sebastian Bach

The French Suites

BWV 812 - 817 ​

Quantità: 2 CD​

recensione Musica 5 stelle

Rivista MUSICA 5 Stelle

Aprile 2021

 

Ormai non c'è strumentista che non si senta in obbligo di dedicare al proprio strumento qualche trascrizione di opere bachiane: così, anche di recente, abbiamo avuto adattamenti per flauto dolce, violoncello piccolo, viola, liuto, tiorba, chitarra, mandolino di composizioni pensate per organici completamente diversi: si tratta di versioni che in certi casi possono essere considerate eccellenti (penso ad esempio alle Suites violoncellistiche trascritte per viola da braccio ed eseguite da Tabea Zimmermann, oppure alle versioni liutistiche delle Sonate e Partite per violino solo e delle Suites per violoncello realizzate da Hopkinson Smith), in altri più discutibili o, addirittura, improbabili (come quelle presentate nel disco intitolato The Melancholic Bach, a suo tempo recensito in questa rivista). Diverso, naturalmente, il caso delle trascrizioni pianistiche di composizioni clavicembalistiche o organistiche, ormai legate ad una tradizione didattica ed esecutiva secolare. In questo ambito non poteva, dunque, mancare l'arpa, uno strumento cui Bach non ha lasciato (a differenza di Händel) alcuna testimonianza: di qui il personale contributo dell'arpista Cristiana Passerini, che, dopo i risultati interessanti conseguiti con un precedente CD dedicato allo stesso autore, ha voluto trascrivere le clavicembalistiche Suites francesi BWV 812-817: e diciamo subito che in questo caso il timbro dello strumento non ci è parso poi così lontano da quello del clavicembalo (spesso dotato anche di registri, tra i quali quello liutistico), o così stridente rispetto ad esso, risultando anzi non poco suggestivo, almeno in questi lavori, data la dolcezza timbrica conseguita (del resto non sono mancate in passato le trascrizioni arpistiche per lavori appartenenti alla stessa epoca). La motivazione per questa operazione risulta, in sostanza, convincente e pienamente condivisibile, considerando l'assenza, in ambito didattico, di opere bachiane espressamente concepite per l'arpa: una lacuna tale da privare gli studenti di un repertorio fondamentale sia dal punto di vista tecnico che da quello formativo del gusto e della sensibilità, dato che lo stesso compositore, come è noto, aveva destinato molte delle sue creazioni per questi scopi. Se poi teniamo conto dei risultati artistici qui raggiunti dalla Passerini non possiamo che essere grati per questa proposta che ci permette di avere di tutte queste composizioni un'immagine sonora di notevole impatto per valenza espressiva e per abilità esecutiva, anche in considerazione dell'impegno tecnico richiesto da creazioni pensate per uno strumento a tastiera (l'arpista, infatti, non ha a disposizione le dieci dita dei tastierista, dovendo utilizzarne solo otto): così se le Suites francesi por ogni clavicembalista o pianista sono di media difficoltà tecnica, per un arpista risultano ben altrimenti impegnative. Un plauso, dunque, all'interprete, che in questo suo approccio ha saputo rendere appieno lo spirito e le peculiarità di scrittura di tutti questi lavori (dato anche il pieno rispetto del dettato originale dell'autore, compresi gli abbellimenti), ottenendo una adeguata gamma di sfumature, senza far ricorso a particolari artifici, e lasciando così fluire la musica con naturalezza e scioltezza, pur risultando inevitabile qualche asprezza fonica (evidente soprattutto nelle Suites tecnicamente più impegnative, tra le quali quella, splendida, in Re minore e quella in Sol maggiore). Ammirevole, infine, la delicatezza e la sensibilità con cui sono state delineate, in particolare, diverse pagine: le Sarabande, in particolare, ma anche molte delle Allemande, tra le quali meritano un menzione quelle delle Suites n. 3, n.4 e n. 5). Oltre ad avvalersi di una registrazione di notevole impatto per presenza fonica e naturalezza timbrica, il doppio CD è stato arricchito con un fascicolo comprendente ampie e dettagliate note introduttive offerte anche in italiano.

 

Claudio Bolzan

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